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RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE: cosa significa in concreto. Più soldi per i dipendenti? Non solo.

Partiamo da una premessa semplice ma necessaria.

Ogni lavoratore è tenuto a pagare sulla propria retribuzione una quota di contributi previdenziali a suo carico ed in aggiunta le imposte sul reddito (IRPEF) dovute per Legge.

Tali somme vengono trattenute dal datore che poi provvederà a versarle insieme con i contributi dovuti dall’azienda.

Le ritenute così operate giustificano il fatto che la retribuzione netta (dopo le trattenute) sia sensibilmente più bassa di quella lorda iniziale. Questa differenza è appunto il CUNEO FISCALE!

Quale è la quota di contributi a carico del dipendente? Generalmente il 9 % circa.

Per intenderci su una retribuzione di € 1.300, parliamo di circa € 120,00.

Il recente decreto lavoro ha ridotto la quota di contributi dal 9% al 3 % circa.

Ciò si traduce in un risparmio per il lavoratore di € 80 al mese per 12 mensilità ossia € 950  per ogni anno.

Il datore non registra alcun risparmio da questa manovra e la riduzione del cuneo si traduce esclusivamente per un vantaggio per il dipendente.

Ma è indubbio che una retribuzione netta più alta si trasforma inevitabilmente in un vantaggio anche per il datore che vedrà incrementato il potere di acquisto degli stipendi erogati ai propri dipendenti, senza dover aumentare le retribuzioni e senza avere, quindi, costi aggiuntivi.

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